AP008 – Come trasformare un altoparlante in un microfono ambientale
Sembra che fin dall’ inizio della guerra fredda, qualcuno usasse gli altoparlanti presenti negli uffici per spiare cosa accadesse all’ interno di essi, motivo? Semplice, se con un’ accurata ricerca qualsiasi microfono si sarebbe potuto trovare, nessuno mai poteva pensare che l’ altoparlante attaccato al muro o inserito nel mobile, potesse essere lui stesso il microfono.
Infatti tali altoparlanti erano accoppiati a un trasformatore di linea (70V o 100V) che essendo reversibile poteva funzionare anche da elevatore di segnale, fornendo in uscita un segnale audio di ampiezza adeguata da potere essere amplificato senza grossi problemi.
Col tempo questo sistema fu trasferito anche all’ uso radioamatoriale, nei ricetrasmettitori economici, dove c’ era un solo stadio amplificatore in BF e l’ altoparlante stesso si comportava anche da microfono, questo sistema era molto usato quando esistevano solo i microfoni dinamici, ottimi ma molto costosi.
Il tutto è stato abbandonato grazie alla diffusione delle capsule microfoniche tipo elettrete, piccole, compatte e economiche.
Dal momento che i trasformatori di accoppiamento sono stati quasi tutti abbandonati (erano molto critici, il loro costo era troppo elevato e l’ impedenza di uscita pure), si sono fatti strada gli amplificatori a transistor, meno sensibili ai disturbi e più economici dei trasformatori.
Ecco una delle due soluzioni proposte per sfruttare un comunissimo altoparlante da 8 ohm come microfono, le condizioni necessarie sono due: bassa impedenza di ingresso e alto guadagno, condizioni possibili solo sfruttando i transistor nella configurazione “base comune”.
Questo tipo di amplificatore, presenta un guadagno elevatissimo, unito a una bassissima impedenza di ingresso (l’ ideale per le bobine degli altoparlanti), ma hanno uno svantaggio, l’ impedenza di uscita molto alta, necessitando di un buffer costituito da Q2.
Questo preamplificatore fornisce in uscita un livello di segnale degno di un microfono dinamico (qualche decina di millivolt) con una bassa impedenza di uscita.
Elenco componenti 1° schema:
R1 = 22Ω 0,25W C1 = 100uF 16V elettrolitico
R2 = 120Ω 0,25W C2 = 100uF 16V elettrolitico
R3 = 4,7KΩ 0,25W C3 = 100uF 16V elettrolitico
R4 = 1KΩ 0,25W C4 = 10uF 16V elettrolitico
R5 = 10KΩ 0,25W C5 = 100uF 16V elettrolitico
R6 = 120Ω 0,25W Q1 = transistor NPN tipo BC549
R7 = 2,2KΩ 0,25W Q2 = transistor NPN tipo BC547
R8 = 120KΩ 0,25W
La seconda soluzione invece ha pure un guadagno elevato grazie all’ inserimento di un secondo stadio amplificatore, che amplifica ulteriormente il segnale e lo invia al buffer (Q3) per poterlo accoppiare a qualsiasi amplificatore.
In questo caso il segnale di uscita è abbastanza elevato, idoneo quindi a essere inviato a qualsiasi amplificatore finale.
Elenco componenti 2° schema:
R1 = 22Ω 0,25W R13 = 120KΩ 0,25W
R2 = 120Ω 0,25W C1 = 100uF 16V elettrolitico
R3 = 4,7KΩ 0,25W C2 = 100uF 16V elettrolitico
R4 = 1KΩ 0,25W C3 = 10uF 16V elettrolitico
R5 = 10KΩ 0,25W C4 = 100uF 16V elettrolitico
R6 = 39kΩ 0,25W C5 = 100uF 16V elettrolitico
R7 = 5,6KΩ 0,25W C6 = 100uF 16V elettrolitico
R8 = 4,7KΩ 0,25W Q1 = transistor NPN tipo BC549
R9 = 220Ω 0,25W Q2 = transistor NPN tipo BC549
R10 = 1KΩ 0,25W Q3 = transistor NPN tipo BC547
R11 = 100Ω 0,25W
R12 = 2,2KΩ 0,25W
La tensione di alimentazione da noi indicata è di 12V (ottenibile da una piletta per radiocomandi) ma funziona ottimamente anche a 9V con una comune pila per transistor.
Per entrambi i circuiti lo stampato è lo stesso, infatti chi volesse montare la versione semplice deve solo effettuare un ponticello sulle piazzole tra R6 e R8 e non montare i componenti relativi al secondo stadio (Q2 e tutto ciò che lo riguarda).
Attenzione: si parla esclusivamente di altoparlanti a 8 o 16 ohm, chi volesse usare uno da 4, essendo legato alla tensione in millivolt, il segnale di uscita risulterà più basso.