HR002 100 anni di radiodiffusione in Italia

Le prime trasmissioni radiofoniche in Italia risalgono al 1910, ma erano considerate sperimentali e spesso per uso militare, in questo periodo i sistemi di trasmissione abbandonavano tutti i metodi sperimentali adottati prima, come il metodo elettromeccanico (dove un ruttore eccitava una bobina e attraverso un sistema risonante veniva selezionata un’ armonica della portante generata e questa era poi usata per trasmettere segnali telegrafici) o con rocchetto di Romkhoff, per passare al “triodo inventato da Lee DeForest pochi anni prima.

Con questo nuovo e sicuro sistema totalmente elettronico (basato sugli elettroni che si muovono in un ambiente in cui veniva praticato il vuoto e controllati da un elettrodo interposto tra  catodo e placca, chiamato griglia) era facile superare certi valori di frequenza, rendendo possibile trasmissioni (e ricezioni) di segnali audio (in AM) sia sulle onde lunghe (30Khz – 300Khz), onde medie (300Khz - 3Mhz) e onde corte (30Mhz – 30Mhz).

Come sistemi di ricezione, esistevano svariati metodi, dal ricevitore passivo con cristallo di galena

Fino al ricevitore totalmente elettronico che usava le valvole, che nel frattempo si erano largamente diffuse in tutto il mondo.

Nel frattempo, mentre le sperimentazioni di Marconi, Popov e altri ricercatori proseguivano in tutto il mondo con lo scopo di migliorare e diffondere lo “sfruttamento dell’ etere", a Torino, il 27 agosto 1924 fu fondata l’ URI (unione radiofonica italiana) che poneva i piani e le regole per un sistema di radiodiffusione a copertura il più estesa possibile sul territorio.

La sera del 6 ottobre 1924, “andò in onda” la prima trasmissione radiofonica italiana che iniziò così con la voce di Ines Viviani Donarelli, la prima annunciatrice italiana che diceva le seguenti parole:

«Uri, Unione Radiofonica Italiana. 1-RO: stazione di Roma. Lunghezza d'onda metri 425. A tutti coloro che sono in ascolto il nostro saluto e il nostro buonasera. Sono le ore 21 del 6 ottobre 1924. Trasmettiamo il concerto di inaugurazione della prima stazione radiofonica italiana, per il servizio delle radio audizioni circolari, il quartetto composto da Ines Viviani Donarelli, che vi sta parlando, Alberto MagalottiAmedeo Fortunati e Alessandro Cicognani, eseguirà Haydn dal quartetto opera 7 primo e secondo tempo.»

I ricevitori  di quel periodo erano strumenti abbastanza insoliti nella quotidianità comune, causa il costo abbastanza elevato (impensabile per la maggior parte degli italiani di 100 anni fa) sia per la mancanza di case costruttrici in grado di produrli in serie a costi più contenuti, quindi i pochi ricevitori presenti sul territorio erano uno diverso dall’ altro e spesso si trattava di apparecchi passivi con cristallo di galena e cuffie a alta impedenza.

All’ inizio degli anni 30 però le cose cambiarono, infatti iniziarono a sorgere su tutto il territorio europeo molte case costruttrici che si dedicarono alla realizzazione di radioricevitori, che nel frattempo divennero oggetti sempre più eleganti e di facile utilizzo rispetto al decennio precedente, nel frattempo i costi iniziarono a scendere, rendendo più facile la loro diffusione, in Italia le maggiori case costruttrici erano: Allocchio Bacchini, Ducati, Irradio, Prandoni, Unda  e altre ancora, ma non mancavano gli apparecchi di produzione straniera come Philips, Loewe, Telefunken, CGE, Phonola, Philco, RCA e altri ancora.

Questi ricevitori erano circuiti valvolari che potevano essere a reazione, reflex, TRF o supereterodina (quella ancora oggi in uso) montati su un telaio ligneo o metallico e racchiusi in un mobile in legno o bakelite, alimentati dalla tensione di rete di 125V ac che nel frattempo si era diffusa in tutte le abitazioni, i più complessi (e costosi) avevano un maggior numero di valvole, erano in grado di captare diverse gamme (OL, OM, OC1, OC2 e OC3) e spesso avevano una presa di ingresso per il collegamento di un giradischi esterno, ma negli anni 40 appariranno anche quelle dotate di giradischi, che si diffonderanno a macchia d’ olio solo verso la fine degli anni 50).

Alla fine del 1927, l’ URI cessò di esistere per confluire nell’ EIAR, iniziarono a diffondersi le stazioni trasmittenti anche in onde corte e ne sorsero molte altre sulle onde medie, le trasmissioni varcarono i confini di stato e raggiunsero ogni parte del mondo.

Salendo in frequenza, le radio onde seguono percorsi diversi rispetto alle onde lunghe e medie, questo permetterà di sfruttare la riflessione della ionosfera, mentre le onde lunghe e medie tendono a seguire la curvatura terrestre restando più vicine al suolo.

L’ ascolto delle onde corte è molto influenzato da diversi fattori,  infatti la riflessione ionosferica permette ottime ricezioni in alcuni momenti della giornata per poi sparire e ripresentarsi la stessa situazione a distanza di tempo o il giorno successivo.

Infatti se un segnale in onde medie o lunghe seguendo la curvatura terrestre anche se attenuato è presente in modo quasi costante, un segnale in onde corte è facilmente udibile per un raggio di qualche decina di Km dal punto di trasmissione, dopodiché si entra nella "zona del silenzio” per tornare udibile ancora a diverse centinaia di Km.

Un esempio per tutti fu quanto accadde ai superstiti della spedizione del generale Nobile nella primavera del 1928, infatti trasmettendo da terra in onde corte, quando il sottufficiale marconista Giuseppe Biagi trasmetteva chiamate di soccorso, il segnale diretto non raggiungeva la nave italiana Città di Milano comandata dal capitano Giuseppe Romagna Manoja, o meglio anche se fosse arrivato, i ricevitori dell’ epoca non erano in grado di decifrarlo, mentre il radioamatore sovietico  Nikolai Schimdt riuscì a captare il segnale molto più intenso grazie proprio alla “riflessione ionosferica".

Questi fatti fecero diffondere le onde corte in modo abbastanza veloce, specialmente per trasmissioni internazionali e intercontinentali, ecco il motivo per cui i ricevitori più costosi dalla fine degli anni 30 erano dotati anche di questa gamma, naturalmente sempre in AM.

Quando nel dopoguerra gli studi si concentrarono sulle onde cortissime e ultracorte (banda HF da 30Mhz a 70Mhz, VHF da 70Mhz a 240Mhz e UHF da 300Mhz a 950Mhz), specialmente per trasmettere segnali televisivi a banda larga (dove la portante audio si trova 5,5Mhz oltre la frequenza della portante video), questo ha permesso di usare una piccola banda delle VHF (88-108Mhz in Europa e 66-88Mhz in Unione Sovietica) dove fu scelta la modulazione FM con una serie infinita di vantaggi, quali:

Stazioni trasmittenti più piccole e meno potenti, antenne più semplici e più corte, segnale audio molto più limpido grazie alla riproduzione dell' intero spettro uditivo (in AM è limitato tra i 120Hz e i 5Khz), da allora iniziarono a diffondersi ovunque le trasmissioni a modulazione di frequenza e i ricevitori furono dotati di tale gamma.

Verso la fine degli anni 40, l’ EIAR chiuderà i battenti per lasciare sedi, macchinari e personale alla neonata RAI.

Nella metà degli anni 70, le “radio libere” in FM si diffondono a macchia d’ olio, per lo più si tratta di emittenti locali, ma dagli anni 80 queste inizieranno a sparire e cedere le proprie frequenze ai network che oggi spopolano sull’ intera banda.

E il futuro? Dopo il 2010 molte radio hanno iniziato a trasmettere in digitale, abbandonando la banda VHF 88-108 per passare alla radio DAB, oggi sintonizzabile solo col decoder digitale terrestre per TV o con ricevitori appositi, con questo sistema, la qualità è altissima, a livello del CD, non esiste rumore di fondo (come il fastidiosissimo fruscio della sottoportante a 19Khz) e le scariche atmosferiche non hanno nessuna influenza. Il futuro è arrivato.

In occasione dei 100 anni della prima trasmissione ufficiale dell’ URI, abbiamo pensato di proporre un piccolo trasmettitore più semplice del precedente RQ004, grazie al quale sarà possibile riascoltare musica attraverso vecchi ricevitori OM a valvole.

Anche in epoca di ascolto in digitale e radio sul web, l’ ascolto di radio a onde corte ricopre sempre un certo fascino, solo che anche oggi come un tempo il problema dell’ antenna è sempre presente, infatti non è possibile ascoltare tali frequenze con uno stilo da mezzo metro in casa, ma necessita di una buona antenna.

Nel disegno qui sopra, abbiamo riportato un modo semplice ma sicuro su come stendere una buona antenna per OL, OM e OC che naturalmente richiede un certo spazio, quindi anche dopo un secolo dall’ epoca dei ricevitori pionieristici, per certi aspetti non è cambiato quasi niente.

 

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